immagine di Christophe Meneboeuf
di Davide Baroni
ARCHEOMITO – Situato nelle Ande tra Bolivia e Perù, il lago Titicaca è da sempre la culla delle più antiche civiltà peruviane, tra le quali vogliamo segnalare quella degli Uros, misterioso gruppo etnico che vive sopra una quarantina di isole artificiali costruite esclusivamente con canne di totora. Questo popolo scelse di vivere su queste isoleper evitare conflitti con altre tribù e, successivamente, per sfuggire agli Incas e ai conquistadores spagnoli.
Gli Uros si definiscono Lupihaques, “Figli del Sole” e sostengono di essere i discendenti degli antichi Uru, popolo preincaico, ma le loro origini sono avvolte nel mistero.
Spencer Wells, direttore del Genographic Project e National Geographic Explorer-in-Residence, ha spiegato: “La tempistica dell’insediamento umano nell’altopiano andino è uno dei grandi misteri dell’odissea mondiale della nostra specie: una vasta pianura ad alta quota che sembra del tutto inospitale, eppure ha apparentemente nutrito una cultura complessa per millenni.”Nonostante i racconti degli antenati, molti sostengono che il vero popolo degli Uros sia scomparso in un lontano passato e che le persone oggi presenti sulle isole abbiano creato a tavolino unlegame con questo antico popolo solo per attrarre turisti e ottenere diritti speciali sulle risorse naturali del lago Titicaca.
Le prime testimonianze scritte su di essi risalgono al XVI secolo, quando gli esploratori spagnoli descrissero il loro stile di vita unico. Nonostante la pressione culturale e politica dei vicini più potenti, gli Uros sono riusciti a preservare molte delle loro tradizioni.
La caratteristica più distintiva è la loro abilità a costruire e vivere su isole galleggianti fatte di totora, canna che cresce nel lago Titicaca. Queste isole vengono create stratificando le canne su una base di radici galleggianti e devono essere costantemente mantenute e rinnovate poiché le parti inferiori marciscono in continuo.
Ogni isola può ospitare diverse famiglie e include case, torri di avvistamento, scuole e persino piccole cappelle, tutte costruite con la totora. Questo materiale è utilizzato anche per creare barche, strumenti e persino per l’alimentazione.
Gli Uros parlano principalmente l’aymara, anche se molti conoscono il quechua e lo spagnolo a causa della loro vicinanza a popolazioni e città di diverse lingue. La loro religione combina elementi di animismo con il cattolicesimo introdotto dai missionari spagnoli.
Le attività economiche includono la pesca, la caccia di uccelli acquatici e il turismo. Negli ultimi decenni, quest’ultimo ha giocato un ruolo sempre più importante, con molti Uros che aprono le isole ai visitatori, offrendo escursioni in barca, dimostrazioni di artigianato tradizionale e alloggi. Gli Uros sono anche noti per la musica e danza. Le festività e le celebrazioni sono accompagnate da canti e danze tradizionali, che riflettono la connessione con l’acqua e la natura circostante.
Ma quello che a noi interessa di più è il mistero delle loro origini.
Nel 2007 un team di genetisti si è recato sul lago Titicaca per studiare il loro DNA. Molti degli Uros, moderni cacciatori-raccoglitori, non capivano perché i genetisti volessero prelevare campioni della loro saliva ed erano titubanti a partecipare allo “strano” esperimento. I leader della comunità li hanno però convinti del contrario. Sebbene gli Uros sostengano da tempo di essere i discendenti di una cultura precedente agli Inca, pochi dei loro connazionali peruviani sono disposti a credere a questa narrazione. La prova scientifica della loro enigmatica discendenza poteva quindi dare a questo popolo la tranquillità in modo da sancire i loro diritti politici.
Gli Uros, circa 2.000 individui (5.000 se si contano quelli che vivono sul lato boliviano del lago), fanno risalire la propria storia a una cultura indigena chiamata Uru, che ha vissuto un’esistenza semi-acquatica nelle zone umide amazzoniche prima di migrare verso le Ande. Inizialmente, gli Uru vivevano sulle rive del Titicaca poi si trasferirono sulle isole per sfuggire alla sottomissione da parte dell’Impero Inca. Con il tempo, abbandonarono l’agricoltura in favore della caccia e della pesca: pratiche che continuano a svolgere ancora oggi.
La narrazione diventa confusa dopo l’arrivo dei colonizzatori spagnoli. Sotto il dominio europeo, spiegano gli autori dello studio genetico, gli Uru, fino ad allora isolati, si mescolarono con Quechua e Aymara, due gruppi indigeni più grandi che popolavano le Ande peruviane e che gli spagnoli avevano incaricato di “attività amministrative ed evangelizzatrici”. Nel tempo, gli Uru adottarono aspetti della cultura Quechua, Aymara e spagnola. Adottarono anche le loro lingue, causando la scomparsa della propria, l’Uruquilla. Per molti peruviani, la morte di questa lingua segnò la fine dell’identità Uru. Gli Uros di oggi, sostengono le altre etnie andine, sono semplicemente Quechua e Aymara che fingono di essere Uru.
Uno degli autori dello studio genetico è nato in una comunità di lingua aymara sul lago Titicaca ed è imparentato con gli Uros. Determinato a svelare le origini del “suo” popolo, ha condotto il lo studio in collaborazione con il Genographic Project: ambizioso progetto di ricerca lanciato da National Geographic nel 2005 per tracciare i modelli di migrazione nel mondo preistorico. Dopo aver ottenuto i tamponi buccali, il team ha confrontato il DNA mitocondriale di 388 Uros adulti con quello di altri gruppi indigeni che vivono nelle Ande, tra cui Quechua e Aymara, nonché una manciata di tribù stanziate nell’Amazzonia peruviana. Il loro obiettivo era verificare se i primi fossero geneticamente imparentati con qualcuno dei secondi e, in tal caso, quanto indietro risalisse tale relazione.
I tamponi mostravano come le storie contrastanti sulle origini degli Uros si incastrino. Mentre studi precedenti sostenevano che gli Uros provenissero dall’Amazzonia, i test del DNA hanno rivelato che erano più strettamente imparentati con i popoli Quechua e Aymara, una scoperta che potrebbe essere spiegata dall’assimilazione forzata subìta dagli isolani sotto il dominio spagnolo. Tuttavia, questo studio ha anche scoperto che gli Uros portavano effettivamente un DNA completamente diverso da quello degli altri gruppi indigeni, dando credibilità alle loro tradizioni orali. “I nostri risultati” ha concluso Sandoval, “indicano che gli Uros possiedono un profilo genetico distinto di lignaggi materni e paterni in relazione ad altre popolazioni andine.”
Sebbene lo studio non sia riuscito a rivelare esattamente da dove provenisse originariamente questo popolo, la scoperta che essi hanno marcatori genetici unici li ha aiutati nella politica per l’autonomia e la rappresentanza.
Nel 2018 il governo peruviano ha approvato una legge che “riconosce gli Uros come popolo indigeno e nativo ancestrale del Perù”, e i piani per la creazione di una riserva di proprietà statale sono stati abbandonati.
Noi pensiamo che le origini di questo popolo potrebbe essere la stessa di quella dei Paracas, ipotesi che collegherebbe entrambi a un popolo immigrato moltissimo tempo fa in Sud America dall’Atlantico, da Atlantide.
Perché tiriamo in ballo ancora una volta l’isola descritta da Platone? Perché gli Uros sono definiti il popolo dell’acqua e perché elemento base della loro cultura sono le canne che, secondo gli ormai famosi testi del tempio di Edfu in Egitto, caratterizzavano le isole dell’oceano occidentale, dove è nata la civiltà.
Sono molti i popoli che fanno risalire le proprie origini in una terra circondata dalle canne e non crediamo sia un caso.
Gli indiani Hopi in Arizona, ad esempio, raccontano della precedente civiltà decimata da un grande diluvio, Gli Hopi sfuggirono al cataclisma navigando verso est su barche di canna attraverso l’oceano fino alla terraferma. In un contesto cerimoniale, usano piccole canne per creare la custodia per la veste nuziale della sposa. Il primo villaggio Hopi si chiamava Songòopavi, letteralmente “luogo delle canne”, e la tribù ha ancora un Clan definito “delle canne”.
Altro esempio che si riferisce alle canne. Il capo supremo dei Toltechi del Messico settentrionale era chiamato Mixcoatl, o “Serpente delle nuvole”. Intorno al 900 d.C. suo figlio, Ce AcatlTopiltzin (Quetzalcoatl), fondò la città di Tula, o Tollan, nome che significa “luogo delle canne”.
Simile ai Campi Elisi greci, l’aldilà dell’Antico Egitto era chiamato “Campo di Canne”. Com’è riportato nel tempio di Edfu, esisteva sull’Isola delle Canne esisteva una civiltà primordiale avanzata che noi associamo ad Atlantide.
Sono molti altri i riferimenti alle canne che riportano a un tempo primordiale, quello che gli egizi definivano Zep Tepi.
Noi crediamo che gli Uros abbiano origini che si perdono all’alba dei tempi e finiscono col collegarsi a una specie umana ancora sconosciuta, l’Homo atlanticus. A nostro avviso questo argomento deve essere ulteriormente approfondito e, probabilmente, sarà oggetto di una prossima indagine.